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Tutto il materiale inviato verrà in seguito organizzato in un opuscolo o un libro su questo straordinario uomo ed offerto alla gente di Nusco (ma non solo) quando organizzeremo il nostro vero tributo a Tonino: una serata di musica, della sua musica
tutta per lui....
Ciao "Doc"
domenica 4 gennaio 2009 - ore 19,30
"TONINO'S SONGS"
Tributo a Tonino Ebreo
Palazzo Vescovile - sala convegni
Nusco
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E' straordinario. Come un vuoto possa essere così grande. Come così tanta gente ha sentito il bisogno di scrivere del proprio Tonino, dei propri ricordi, delle proprie esperienze, delle proprie immagini di quest'uomo...
C'è chi pensa a questo mondo che i ricordi legano eccessivamente al passato, impediscono di guardare con sicurezza al proprio futuro ecc. Vero. E' vero però che certi ricordi sono davvero, troppo piacevoli, significativi, belli da conservare e da tirar fuori con altre persone o da soli tutte quelle volte che un bel ricordo ci fa star bene, ci rende migliori e ci aiuta ad andare avanti, tantissimo.
Siamo davvero fieri di aver realizzato questo blog... Ne parlavamo nei giorni scorsi durante le nostre congetture su come avremmo potuto impostare un omaggio al nostro Tonino.
E giù con le ipotesi, le idee, i progetti...i tempi, date ecc. L'entusiasmo è cresciuto. Ma anche la voglia di non andare per le lunghe: fare qualcosa adesso, subito, in occasione delle festività natalizie.
Si è allora deciso di realizzare il nostro primo tributo, nel suo stile, nello stile di Tonino: una serata semplicemente "nuscana" come una di quelle tante serate trascorse insieme.
Non sarà quindi una serata commemorativa! Ci saranno i suoi amici, le sue foto, le sue musiche, i suoi sapori...il suo sorriso e qualche ora di serenità.
Tutti potranno dare il loro contributo: suonando, cantando...Oppure leggendo poesie o parlando dei propri ricordi: di ex alunno (...ce ne sono tantissimi nel circondario), di collega, di musicista, di informatico ecc. Il nostro blog è a disposizione di tutti coloro che vorranno partecipare alla serata, di coloro che vorrano avere uno spazio, di coloro che vorrebbero ma non hanno il coraggio: saremo la loro voce, se vorranno...
Iniziate a mandarci ogni tipo di materiale. L'indirizzo è lo stesso: gliamiciditonino@gmail.com
Noi, gli amici...
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4 gennaio 2009: il nostro primo tributo.
Per qualche ora Tonino è stato completamente, finalmente nostro e di tutti.
C'era anche il suo volto, i suoi volti, il sorriso... i suo ed i nostri sorrisi.
Strana serata, quella di domenica, strana sensazione e serenità.
Prima che la gente entrasse in sala per un attimo abbiamo temuto che il nostro lavoro non venisse compreso, il nostro messaggio frainteso... Ma il sorriso commosso e grato dei parenti del nostro Tonino ( alcuni giunti da Napoli sfidando la temperatura polare) e di tanti amici ci ha immediatamente confortato ed incoraggiato.
Ed è stato proprio il nostro Tonino ad iniziare con gli accordi della sua tanto adorata quanto malinconica Summertime, "rubatagli" in un'occasione felice, in un giorno felice. Angelo Napolillo l'ha magistralmente interpretata. Bravo. Toccante. E poi il Jazz, la sua grande passione. Il duo DiDomenico-Ferrigno ci ha regalato un momento di autentica passione musicale con gli standards che Tonino adorava e che egli stesso amava suonare. Agostino ed Andrea ci hanno parlato del loro Tonino.
Tutti i presenti hanno poi gradito la parentesi dedicata al suo "gusto," alla pasta e fagioli ed al suo buon vino: c'era anche questo di Tonino.
Tanti gli amici che in seguito hanno suonato, molti dei quali non conoscevano affatto Tonino Ebreo. Hanno però accolto con entusiasmo il nostro invito e chi tra questi non ha avuto il piacere di conoscerlo si è documentato, presso di noi e su questo blog. E sono stati generosi nel darci idee e suggerimenti sulla buona riuscita della manifestazione. Hanno scelto loro stessi i brani con i quali rendere omaggio a Tonino, raccontare la nostalgia dei presenti ed accompagnarne i ricordi, prenderli per mano, anche quelli tristi...come quello della sua partenza, in quella bellissima giornata di un autunno nuscano quando un vago sapore d'estate lascia lentamente il posto all'odore delle foglie che cadono, quasi come a ricordarci una canzone, Autumn Leaves ed una stagione che tanto amava e che ci ha insegnato ad apprezzare.
Moltissimi ci hanno già ringraziato ma la loro riconoscenza va soltato a lui, al nostro, al loro Tonino Ebreo che per una sera ha riunito così tante, ma tante persone, così diverse tra loro, riportandole a Nusco, per incontrarsi, parlarsi, tra le luci di una gelida ma bellissima serata dal sapore ancora natalizio, fatta di sensazioni tristi e allo stesso tempo piacevoli.
Grazie a tutti
Grazie "doc"
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domenica 19 luglio 2009
All'improvviso...
i tuoi accordi vibrano leggeri nell'aria
impregnata di un morbido aroma di tabacco,
e rivedo il tuo sorriso...
mi manchi Tonì!
Gianfranco
domenica 5 aprile 2009
isabella per tonino
forse ai più sembrerà strano che sia proprio io a dichiararti, in modo così spudoratamente pubblico, il mio sentimento che non si è mai spento ma che la vita ordinaria quotidiana e materialista ha trasformato in quello che oggi riconosco come sentimento vero puro e sincero che si riserva solo a chi lo ha meritato perchè il cuore non ammette distanze e non scandisce mai il tempo
questo blog, fortemente voluto da chi ti ha stimato ed amato, si è fermato quando tutti gli orologi tacciono per accompagnarti verso la Porta che si apre nel Luogo dove lo spazio ed il tempo non sono più coordinate reali . Solo oggi, sommessamente e con pudore, voglio regalarti una rosa
sabato 24 gennaio 2009
Sono rimasto dispiaciuto nel sentire della perdita di Tonino, una persona cosi'
amichevole.
Mi ricordo della sua musica e delle belle serate passate a Nusco negli anni 60.
Mando le tristi condoglianze di figlio del piccolo e mio paese Nusco
Uun vostro compaesano .
Andrew Giovannone
martedì 20 gennaio 2009
"...Pronto, quì Radio Nusco."
Spero di rileggerla sul blog.
Grazie e saluti
Sergio Ebreo - Pompei
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Nell' anno 1959, a Nusco Tonino, con i suoi amici (erano in quattro ad essere sempre insieme, uniti dalla musica ed altro: Andrea Sichinolfi, Salvatore Lanzetta, Ninnillo Mongelli , e Tonino), procuratisi un vecchio apparecchio, costruì la prima radio libera.
A quel tempo io ne avevo una a batteria, portata da Napoli (allora non era facile trovarne) e furono loro a invitarmi a partecipare al loro esperimento verificando la distanza raggiunta dalla trasmissione.
Grande fu la soddisfazione e la gioia nel sentire all'altezza del Bivio di Nusco:
- Pronto, qui Radio Nusco.
Era il 1959 e già una "Voce da Nusco" era nell'aria !
Fu però, purtroppo, subito chiusa visto che mancavano le autorizzazioni per le trasmissioni.
Questo è uno dei tanti ricordi rimasti e che rimarranno sempre.
Andrew Giovannone
lunedì 12 gennaio 2009
Ricordo
Ci sono riusciti gli amici di Tonino, che con simpatia, ironia e affetto, domenica 04 gennaio 2009 nell'auditorium del Palazzo Vescovile di Nusco hanno trasmesso un crescendo di emozioni irripetibili, nel rievocare lo spessore umano,sociale ed intellettuale dell'amico.
L'occasione mi è gradita per ricordare un breve dialogo ( en passant da Tattalino) con Tonino, il quale dopo l'ennesima e doverosa" incazzatura" per la permanenza dell'impalcatura in via Scarpitti adiacente la propria abitazione, e continuando sull'imminente apertura delle due ville comunali, anch'esse chiuse a seguito dei lavori di ristrutturazione, suggeriva la rivisitazione-regolamentazione del mercato domenicale,per renderlo più attuale nel commercio di prodotti biologici e artigianali tipici del territorio, ma soprattutto lo premeva l'idea di lasciare liberi gli ingressi delle ville ostruiti dalle bancarelle, in modo di consentire a bambini e accompagnatori un accesso agevolato.
Ho voluto ricordare questo episodio in relazione all'incontro pubblico di qualche giorno fa presso la biblioteca comunale di Nusco promosso dall'amministrazione comunale dal tema: "Nusco città dei bambini".
Avranno qualcosa in comune questi due episodi? sicuramente la ricchezza culturale e la sensibilità umana portava Tonino a pensare al futuro e quindi ai bambini.
Carmine Prudente
mercoledì 7 gennaio 2009
In ricordo di Tonino Ebreo
per la facilita' con cui la rima,
semplice o complicata nell'assetto
era, comunque , frutto d'intelletto
Poi disse Amato.-papa' prova un pochino
a fare qualche rima per Tonino,
in ricordo del quale una serata
da tutti noi e'stata organizzata.
Mi accorgo allor: non era come prima;
con evidenza scemando quella stima,
all'intelletto, per il nuovo impegno,
tento di dare il cuore per sostegno.
Nemmen riesco a dir quel che sento.
Scrivo solo parole dette al vento.
E , non dicendo quel che non so dire,
cerco un amico che potra' capire.
E,se lo trovo,io confido a quello:
-L ostacolo e' Tonino mio fratello.-
Andrea Sichinolfi
7 gennaio 2009 19.01
mercoledì 3 dicembre 2008
Gli occhi di Tonino
A distanza di due mesi non potevo non lasciare un ricordo, una parola, non potevo non raccontare il segno che quest'uomo, conosciuto troppo poco, ha lasciato dentro di me.
Mi rivedo a 15 anni: putroppo il ricordo più bello che ho di mio zio è legato ad un avvenimento che ha scosso la nostra famiglia in quel freddo febbraio del 2003.
Una sera è venuto con le mie splendide cugine e ci siamo messi tutti a chiacchierare in salotto, o meglio, gli altri chiacchieravano, io mi sono fatta piccola piccola sulla poltrona a non dire una parola, ero sperduta, abbattuta, triste, eppure i nostri sguardi si incrociavano spesso e mi davano conforto. Si, perchè è proprio questo il ricordo più vivido che ho di zio Tonino, lo sguardo: caldo, avvolgente, rassicurante, lo stesso sguardo che hanno ereditato le figlie, una sguardo che diceva "Stai su, piccola!"
Poi le parole di mamma: "Ma restate a cena!", e così fecero.
Ricordo di non avergli staccato gli occhi di dosso nemmeno per un istante (spero che non se ne sia mai accorto, non deve esser stata una bella sensazione!) e mentre parlava con quella sua bella voce potente, io mi dicevo "Certo che è proprio bello mio zio!".
Oggi sono qui, a distanza di 5 anni, in tutt'altro luogo, in tutt'altra circostanza, a ritrovarmi di nuovo a fissare quello sguardo in un video messo a disposizione su questo blog: è proprio come 5 anni fa, quello sguardo attento, vispo, simpatico...zio Tonino era il suo sguardo!
Ciao zio!
Livia.
domenica 30 novembre 2008
Disegnare un profilo, anche incerto, del professore Antonio Ebreo è un compito che potrebbe avere principio in mille argomenti e incontri, ma deve tener ferma la sua vocazione umana e intellettuale di professore. Sono coloro che dichiarano di sapere, i professori. Professano un sapere, una scienza: questo è a cercare la storia della parole, il significato più antico del sostantivo. Il termine include una superiorità, rimarca una condizione di separazione, segna un limite. Una superiorità intellettuale che, - sia messo in premessa a queste righe - è stata agli antipodi dell’ idea di cultura sperimentata dal professore Antonio Ebreo - sempre generoso, fiducioso negli uomini, nella la capacità di ognuno di crescere. La conoscenza ha avuto in lui il valore di un bene pubblico, quasi che il sapere fosse fisicamente un luogo per stare insieme. Una risorsa, la cultura, condivisibile e da condividere con tutti, anche con quelli che riuscivano a raccogliere limitatamente le suggestioni delle sue chiare visioni delle scienze. Un valore, il sapere, mai sprecato o diminuito dalla pedanteria, usurato dalla ripetizione o inutilmente ostentato. Il professore Antonio Ebreo è, con grande probabilità, l’uomo più addentro alle scienze naturali che la comunità nuscana abbia conosciuto dalla sua fondazione. L’erede più bello di quella cultura che da quattrocento anni indichiamo con il termine scienza moderna. È questa un’asserzione impegnativa che sento di poter pronunciare confortato dall’opinione dei migliori che in qualsiasi disciplina scientifica abbiano completato un corso di studi superiore. Quelli hanno avuto numerose occasioni di misurare la vastità e la robustezza delle conoscenze del professore Ebreo non potranno che precisare questa idea - vera nell’esperienza e non generata da un qualche indefinito rispetto. Oggi, quelle occasioni di comunione intellettuale, al termine di un tempo, sono un privilegio vissuto, un regalo grande. Quanti orizzonti hanno fatto intravedere le sue parole, le sue apodittiche affermazioni, espresse con una semplicità che avrebbe potuto irritare , se solo non si fosse compresa la sua irrimediabile modestia. Com’è giusto dire, un’acuta osservazione corrisponde ad un’invenzione. Il professore Ebreo ha tra i suoi titoli quello d’inventore; e, per la comunità nella quale ha vissuto e nei licei ove dignitosamente ha lasciato forte traccia, ora, è ancora questo: un inventore. Un episodio mi piace richiamare. Un giovane e sfortunato ricercatore universitario commentò un ragionamento del professore Ebreo osservando che in esso aveva organizzato nozioni di fisica, chimica e genetica con la lucidità di un cattedratico della medicina. Contenevano, - ebbe a riflettere - almeno due idee buone per altrettanti progetti di ricerca. Ci si potrebbe chiedere quando e come si era costruito un talento tanto grande. Certo una condizione di stimoli familiari alti e importanti. Non deve però sfuggire una semplice verità: la sua natura di autodidatta e l’essere stato in tantissime discipline maestro di se stesso. E poi, senza girare intorno alle cose, un’ intelligenza molto oltre quella comune. Dalla passione per la matematica che, giovane liceale, inseguì in autonomia di ricerca intellettuale, quando il suo dovere era Dante, fino all’innamoramento per l’informatica a metà degli anni Settanta, è difficile tracciare i confini delle curiosità delle sue avventure culturali. Nel mezzo di questi due lampi, la matematica e l’informatica, tutta una vita intensa di letture e riflessioni: la fisica , la chimica, la geologia, la genetica, la storia della musica, la filosofia della scienza, e altro ancora. Tanta divagazione è stata , forse inconsapevolmente , la sua profilassi contro il mostro delle specializzazioni, il suo rifiuto di chiudersi in un unico spazio mentale. Tutte materie, quelle alle quali facevo cenno, studiate con ordine, discernimento, onestà intellettuale. Discipline avvicinate e frequentate con calma, senza conoscere la fretta cinica degli ambiziosi, l’urgenza di un pensiero incompleto, il calcolo gretto del potere che origina dal sapere. In ogni campo che richiedesse l’esercizio della logica, pronta scattava l’intelligenza della cose, l’intuito per cogliere ed isolare la questione principale, un pensiero fluido, privo di forzo, che arriva all’oggetto. Quanti esempi potrei ripetere. Qui non è utile raccontare, sarebbero una successione di aneddoti e si farebbe un torto al professore disegnando a parole il naturale abito mentale di ragionatore. L’informatica, con certezza, è stata la sua passione senile, la giovinezza riscoperta e una nuova leggerezza. Solo per gusto di retorica che scrivo passione senile, Antonio Ebreo ha sempre avuto l’età intellettuale di un venticinquenne attento, come a tutti è noto. L’informatica, negli ultimi anni, era la vera palestra per i suoi pensieri dove tutto confluiva si legava, acquistava nuova forza. Il computer e la rete lo legavano al mondo delle idee e del presente. Il progetto internazionale S.E.T.I. lo ha avuto tra i suoi collaboratori grazie alla rete. Sembra una piccola cosa, eppure dice di una relazione costante con il reale. Conferma il suo essere con la scienza nel mondo, e non come altri hanno creduto un uomo nascosto in un mondo di immutabili certezze. Per il professore Ebreo, lo studio ha sempre significato una condizione di serietà, ma anche una condizione prossima al gioco, quasi che fosse difficile per lui immaginare un qualcosa di meno utile e più divertente. Come questo possa avvenire leggendo un testo che divulga la le teorie della meccanica quantistica non saprei spiegarlo. La laurea per uomini di questa sostanza è solo un rito di passaggio. E, infatti, con gioia, nella libertà del vero enciclopedico che non sfida i mulini a vento del sapere ma vuole essere, senza superficialità in mille idee ha esplorato di tutto, perché tutto lo attraeva, tutto lo incuriosiva. Si riusciva qualche volta ad intuire la vastità delle sue conoscenze: ma è giusto chiedersi se qualcuno abbia mai sondato davvero il suo connettere anche i rami lontanissimi e particolari del sapere. Qualcuno ha avuto la fortuna di sperimentare questa emozione e condividerla con lui, vogliamo crederlo. Solo per dare un appiglio alla memoria, lo ricorderemo collegare nozioni di filosofia presocratica alle geometrie non euclidee per poi concludere in una sintesi che afferiva la logica matematica. Qualcosa si riusciva a capire, il più lo intuivamo, e su questo suo credito si fondavano le lezioni. Nei piccoli paesi del Sud, ancora afflitti dalla tradizione umanistica, liceali commentatori di Cicerone sono sempre vissuti, e in fondo, anche troppo generosamente sono stati lodati in pubblico. Hanno conosciuto migliore fortuna di quella in sorte ai naturalisti e ai logici. Un mistero spiegato del professore Antonio Ebreo è l’oggetto del suo pensare: le scienze naturali. Il principe di Salina è unico nella secolare storia della famiglia siciliana a meditare di astronomia: un vulnus scientifico, una bizzarria del caso. Nello stesso modo il nostro Gattopardo ha frequentato la filosofia naturale. Elegantemente solo ad indicare le Pleiadi azzurrine nel cielo, o la natura dura della luce in una fotografia scattata imprudentemente, la storia geologica di una sasso, le nevicate inchiodate, anche loro, alle leggi della termodinamica. Il mondo universitario, che per il professore Antonio Ebreo sarebbe stato un ambito di lavoro naturale, era troppo geograficamente distante dalla sua Nusco “ metafisica”. Ha vissuto in questo borgo assai più selvaggio per un naturalista che per un letterato. Ha trasmesso ai suoi allievi nelle scuole pubbliche, il bisogno di vivere seriamente, in compagnia di mille domande. Ha testimoniato la condizione che può appartenere a chi conosce una felice e gentile disposizione nei confronti della mondo: la condizione di chi vuole imparare. La misura di un professore è questa: aver poco o nulla professato. Presumo di conoscere il franco commento del professore a queste righe. Le avrebbe liquefatte con un ironico, bonario rimprovero. E, avrebbe avuto torto: lontani dalle scienze naturali, qualche volta, accadeva.
Sol me rapuit ( C.I.L VI 29954 Roma)
Pietro Marino
(inviato da Gianni Marino)
venerdì 28 novembre 2008
Da "Saxetum" Montella
Claudio Bozzacco ha appena risposto alla discussione intitolata "Tonino Ebreo" e accessibile al seguente link:
http://saxetum.forumcommunity.net/?t=20445236&st=0#entry161224269
Claudio Bozzacco ha scritto:
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Ricevo e volentieri pubblico l'indirizzo del Blog dedicato al prof Tonino Ebreo e
giro su youtube il suo video.
http://noiamiciditonino.blogspot.com/ (http://noiamiciditonino.blogspot.com/)
A margine di quanti hanno ricordato con stima e affetto la figura del noto professore di Nusco
ricordiamo che saremo felici di contribuire e promuovere tramite newsletter, passaparola,
recensioni e ogni forma di comunicazione le iniziative editoriali a questi dedicate.
:D
Da "Saxetum" - Montella
Vi riporto la discussione su Saxetum aggiornata con l'indirizzo del blog, le foto e il video su youtube.
Il Prof Tonino Ebreo molto apprezzato a Nusco è ormai anche parte della storia moderna Montellese.
http://saxetum.forumcommunity.net/?t=20445236
buona lettura
Claudio Bozzacco
martedì 18 novembre 2008
"Arrivederci, amico mio, arrivederci"
"Arrivederci, amico mio, arrivederci"
Tu sei nel mio cuore.
Una predestinata separazione
Un futuro incontro promette.
Arrivederci, amico mio,
Senza strette di mano e parole,
Non rattristarti e niente
Malinconia sulle ciglia:
Morire in questa vita non è nuovo,
Ma più nuovo non è nemmeno vivere
(Poesia di Sergeij Alexandrovic Esenin)
Emilio
http://cid-17724d0af7099703.skydrive.live.com
/self.aspx/Video/Tonino.wmv
martedì 11 novembre 2008
“ … io mi chiamo Tonino”
Fine novembre 2005, freddo mattutino a Nusco.
Eccessivo per me napoletano di nascita, altirpino per lavoro.
L’incontro è casuale.
Conoscevo già il papà di Chicca dai suoi racconti, traboccanti di adorazione.
Scienziato, musicista, professore, pensatore libero, di nobili ascendenze.
Il suo fugace saluto mi delude.
Torno altre volte a Nusco.
Buonasera professore.
Ciao Lucia’, sibilato tra labbra strette sulla sigaretta davanti al monitor nel camerone.
Silenzi imbarazzati, frasi di circostanza e soggezione.
L’orecchio che ruba qualche swing.
Un giorno, uscendo dalla stanza, i nostri sguardi si incrociano: “Lucia’ … io mi chiamo Tonino”.
Da allora un profluvio di lampi intuitivi, sottintesi svelati dal gesto, confronti anche duri, arguzie divertenti, spunti mai banali.
Troppo poco il tempo passato insieme.
Ma ho imparato molto da come ha affrontato il suo destino.
La sua commovente spiritualità laica mi ha segnato per sempre.
Come quel tocco gentile e signorile, il giorno prima di partire.
I suoi pensieri oltre confine sfidano la tirannia del corpo caduco.
E vincono.
Luciano
sabato 8 novembre 2008
"Un paese ci vuole,................."
Nei confronti delle persone care che ci lasciano (quest’anno purtroppo è stato un anno sciagurato e, come dicevamo i nostri nonni, veramente “bisestile”) chi ha fede riesce a darsene una spiegazione: la religione in questo senso dovrebbe aiutare a morire bene. Talvolta capita però che stendiamo un mantello sulla realtà, incapaci come siamo di comprenderne irrazionalità e casualità. Ma per chi non crede la partita - diciamo così con il lato misterioso della vita - si fa molto complicato e difficile. Perché il buon ricordo resta legato esclusivamente a quanto “ bene” uno è riuscito a fare nella vita. Qualunque sia il punto di vista che vogliamo adottare, a Tonino saranno andati entrambi i premi (se fossero due ) ma uno dei due certamente: quello che gli viene riconosciuto da tutti noi per la sua mitezza e generosità, bontà e stile di vita. E se vogliamo avere un ricordo fecondo di Tonino, non possiamo limitarci ad accennare in modo acritico alla sua “nuscanità” (in verità, non so più cosa significa tale parola). Si corre il rischio di non far emergere “un cuore ed una mente”che andavano ben oltre i confini del “borgo natio”. Tonino amava profondamente i nuscani perché era andato oltre. Quante volte ripeteva che Nusco era bella e amava questo nostro paese, ma aveva sempre pronto un rimprovero quanto doveva parlare della passività e dell’attaccamento ai piccoli tornaconti. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo sa del suo spiccato e intelligente spirito di progresso – spesso in anticipo sui tempi – che animava la sua esistenza: pubblica e privata. Aveva affermato l’idea (oggi inattuale) della rinuncia al denaro come valore assoluto: da giovane era andato a Milano ed aveva rinunciato ad una brillante carriera di ricercatore per ritornare a Nusco, aveva successivamente rinunciato all’idea tutta commerciale della gestione della farmacia paterna, aveva scelto infine di insegnare ai giovani diventando divulgatore di scienza di altissima qualità. Antesignano di idee scientifiche e culturali. Un vita semplice, coerente e piena di affetti e valori. Negli ultimi mesi mi è capitato di incontrarlo due volte e scambiare con lui qualche indimenticabile parola. Quest’estate sono salito a casa sua perché doveva farmi dono di un vecchio filmato in cui mio padre, in compagnia di Tonino Della Vecchia e Mario Chieffo, veniva intervistato collettivamente. E allora gli parlai di questa mia vecchia idea di costituire una associazione culturale finalizzata ai viaggi e all’arte, dal cinema alla fotografia, dal teatro all’editoria. Attento ed incuriosito, mi incoraggio a fare e mi promise la sua iscrizione. La seconda volta, invece, l’ho rivisto a metà settembre. Ero salito a Nusco per far conoscere ad un artista il nostro paese. In piazza incontrammo Tonino e colsi l’occasione per presentargli il maestro Felice Nittolo e della sua idea di una grande mostra avendo Nusco come spazio e scena, un allestimento collegato e trasmesso da Tokio a New York. Nel salutarci mi rispose ironicamente: - E’ una bella e grande idea, chissà se la vedremo realizzata. C’era amarezza nella sua risposta: ma come sempre rivelava “una tristezza privata e una speranza pubblica”. Nusco per Tonino non era un luogo geografico, ma soprattutto un luogo metafisico, un luogo dell’anima che dura prima e dopo l’esistenza. Ecco perché Tonino è ancora a Nusco e per sempre resterà a Nusco, nel suo spazio senza tempo. Chissà perché in questi giorni mi è ritornata in mente con insistenza una frase di Cesare Pavese: Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo…
Gianni Marino
venerdì 7 novembre 2008
Con la scomparsa di Tonino Ebreo Nusco perde uno dei suoi figli migliori, una figura eccezionale. Le doti professionali, artistiche e umane di Tonino sembrano aver reso ancora più evidente il declino di un paese che si allontana sempre di più dalle sue tradizioni e dai pregi storici della sua popolazione. Tonino Ebreo era uno studioso che amava le scienze esatte che egli non solo insegnava nei suoi licei; dove era ottimo docente, ma si può dire "nell'alta divulgazione" che ne faceva con noi; seduto sulla panchina sotto casa sua, esprimendosi in una lingua che sembra la meno adatta per quel compito, il suo dialetto nuscano, ma che Tonino riusciva a piegare alle sue idee e ai suoi sentimenti, facendone una lingua della semplificazione dei concetti, dell'ironia, della sua signorilità che era un tratto del tutto personale. Tonino sapeva dispensare sensibilità scientifica, misura, realismo e anche allegria. Questo cultore di scienza esatta (fino alla informatica) e che sembrava non indulgere alle inquietudini degli studi umanistici (ma che amava il cinema) componeva il rigore matematico con l'amore per la musica (ereditata da suo padre) che diffondeva nelle occasioni più disparate della vita di Nusco. Completava questa sensibilità artistica l'amore per la fotografia: Nusco se la fotografò da tutte le angolazioni, quasi facendoci vedere per la prima volta angoli nascosti di questo nostro paese dell' alta Irpinia, rude e bello. Non amava le complessità e le contraddizioni della politica che non è una scienza esatta: bisognerebbe azzerare tutto, mi diceva in un'ultima passeggiata l'anno scorso; e quando gli feci notare che l'azzeramento della politica richiedeva un muratore difficile da trovare e pericoloso per la ricostruzione, mi rispose sorridente e rassegnato: purtroppo! La sua eredità, fatta di logica rigorosa sviluppata negli studi e congiunta, insieme ad una sensibilità artistica, ad un forte amore per la sua terra e per la sua tradizione, è una testimonianza da cui, i giovani di Nusco possono attingere per la vitalità della nostra piccola città.
Enrico De Mita
Non c'era argomento scientifico di cui non fosse a conoscenza.
Si vantava di essere liberale e libero, volle essere fino a rinunciare (caso unico in Italia) alla titolarità della farmacia che fu di suo padre. Al perché della rinuncia mi rispose che non era nato per fare il commerciante.
Come suo padre, amò la musica e la fece amare anche ai suoi amici perché suonava, divinamente, e "a orecchio". Suonare divinamente "a orecchio" è un lusso che pochissimi possono permettersi e, con questa sua virtù, rese più allegri e gradevoli i tanti festini cui partecipammo, in gioventù, compagni e fratelli sinceri.
Esperto, amante del buon vino. Il "Toscano" (Angelo Salvi) prendeva il pullman per andare a Chiusano dove, gli avevano detto, vendevano un ottimo vino. Tonino era capace di arrivare fino a Genova per la stessa ragione; capacissimo, però, di conservare la sobrietà con la quale diventava protagonista nelle inevitabili dispute ad alto livello culturale.
Fu il primo, a Nusco, ad essere attirato dal computer (n.d.r. Tonino preferiva il termine calcolatore) e ne divenne maestro, tanto da creare programmi che gli avrebbe invidiato anche Bill Gates. Noi tutti abbiamo avuto bisogno di lui per far ripartire il nostro apparecchio "misteriosamente" fermatosi; e lui per tutti e in ogni momento fu sempre disponibile.
L'Istituto di Montella, dove Tonino insegnava, lo ha voluto giustamente ricordare (nonostante fosse già da anni in pensione) per essere stato uno dei suoi migliori insegnanti.
Ecco chi era il mio amico Tonino Ebreo. Potrei dire ancora moltissimo di lui. Certamente non direi tutto. Certamente direi la verità.
Certamente non sarei retorico.
Mi piace, perciò, immaginare che nella zona del Paradiso nella quale Tonino ora risiede, tra breve, anche gli Angeli di "una certa età" abbandoneranno il metodo tradizionale e incominceranno a parlare d'amore ON LINE.
Andrea Sichinolfi
GiuHo immaginato sempre il mondo come un grosso albero di cui noi siamo le foglie. Le foglie cadono e ricrescono incessantemente, col fluire delle stagioni, scandendo il ritmo pel tempo con il loro nascere e morire.
Ogni caduta lascia un vuoto; la caduta di una foglia amica lascia un vuoto profondo, incolmabile. La caduta di una foglia amica ti lascia solo con le tue angosce, con il tuo dolore, con i ricordi che si fanno sempre più struggenti al pensiero di chi non c'è più.
Quante foglie amiche sono volate via in poco tempo, portate lontano da un vento inesorabile!
Tonino Ebreo è l'ultima foglia amica, in ordine di tempo, che si é staccata dall'albero della vita. Tonino era un Giusto, un galantuomo, merce rara ai tempi di oggi. Nella bisaccia che ognuno di noi porta sulle spalle lungo il cammino della vita, egli aveva solo qualità. Era buono, leale, onesto, schietto; umile e disponibile con tutti. Metteva a disposizione di tutti, senza farlo pesare, con umiltà, la sua grande cultura, le sue competenze, le sue conoscenze, i suoi interessi.
Non era un uomo di fede, nel senso cristiano della parola, ma era più buono e certamente migliore di tanti che si professano cristiani. Tra tutti noi era il migliore. Dalla sua bocca non è mai uscita una cattiveria, una maldicenza, una chiacchiera contro qualcuno. Nelle tenzoni e nelle discussioni violente, che quotidianamente avevamo, era quello tra noi di maggiore equilibrio, quello che sapeva mediare e trovare una soluzione giusta ai problemi. Aveva degli scatti improvvisi, ma"le sue "incazzature" e le sue prese di posizioni; dopo un po', si stemperavano sempre in una risata fragorosa.
La mia penna, ora, fa fatica ad andare dietro ai tanti momenti che mi legano a Tonino dalla giovinezza ad oggi, tanta è l'emozione che opprime il mio cuore. Sono tali e tanti i ricordi, che meriterebbero di 'essere narrati tutti, perché mostrano lati e sfaccettature di una persona speciale.
Qualcuno potrebbe pensare che la stima e l'amicizia che mi legavano a Tonino, mi portino ad esagerare i suoi meriti; ma posso dire, senza tema di smentita, che i suoi meriti vanno ben oltre la mia stima e la mia amicizia. Possono testimoniarlo ampiamente tutte le persone che gli hanno voluto bene, che sono tantissime, perché lui non aveva nemici. E voglio terminare con un'immagine che ho ben fissata nella mente: Era il quindici marzo di quest'anno. Tonino era di fronte a me nella sua "farmacia", ora sede dei pensionati, dove c'eravamo riuniti per un pranzo fra amici. Lui era sereno, con quel sorriso aperto, solare come sempre, e con la battuta sempre pronta. Le nostre risate, le nostre voci, i nostri canti riempivano Piazza De Sanctis solitamente silenziosa. Fu una giornata stupenda, come tante altre passate insieme. Tonino a tavola era impareggiabile:buongustaio, buon intenditore di vini, ottimo commensale ed intrattenitore unico quando aveva la sua chitarra o la sua pianola.
È questa l'immagine che mi piace lasciare di Tonino: lui a tavola, lassù, Giusto tra i Giusti, che allieta con la sua musica la Mensa del Signore!
L’uomo, il docente, lo studioso
Durante la messa funebre celebrata per rendere omaggio ad una personalità considerata di eccezionale valore da parte di tutta la comunità nuscana, in una chiesa quanto mai gremita, come si può immaginare, il parroco, Don Dino, dopo aver letto e commentato il vangelo del giorno, non poteva non accennare alla sua personale e discreta amicizia che egli aveva avuto con il caro estinto, il Prof. Antonio Ebreo, per tutti "Tonino". Per il celebrante era inevitabile mettere l'accento sulle sue indubbie qualità intellettuali, senza escludere un larvato riferimento alle 'sue convinzioni di pensatore positivista, facendo quindi una netta distinzione tra l'uomo e il fedele. Nessuno degli amici o dei familiari presenti poteva provare meraviglia per quelle affermazioni apparentemente stravaganti; ed io, in particolare, dovevo convenire con le considerazioni espresse, in quanto conoscevo benissimo Tonino sin dall'infanzia ed eravamo molto legati, anche per il fatto di essere stati colleghi per più di un ventennio nel Liceo Scientifico di Montella. Il parroco, in fondo, non potendo parlare del fedele praticante, aveva accennato soltanto alla sincera amicizia e al reciproco rispetto delle proprie idee, alle sue qualità di uomo e di acuto osservatore, sagace e' strenuo difensore delle sue convinzioni, sempre meditate e mai estemporanee.
Anche Don Dino, infatti, durante i suoi incontri occasionali, come spesso capitava anche a me, aveva talvolta affrontato la questione della laicità dell'amico comune, alquanto nota, ma senza scalfire minimamente la corazza della razionalità estrema di cui egli si copriva.
Pertanto, il ricordo di questi aspetti che avevano caratterizzato la vita di Tonino non era fuori posto o infondato. Eppure, qualcosa mi spingeva a ritenere che c'era il bisogno di aggiungere qualcosa e di spiegare anche ciò che non appariva del suo mondo spirituale.
In quel momento una forza istintiva mi sollecitava a prendere la parola e a dare una mia doverosa testimonianza; e l'avrei fatto se non ci fossimo trovati in una chiesa e non avessi avuto la piena consapevolezza di non essere capace di svolgere quel ruolo, a. causa della mia natura fortemente emotiva in simili circostanze.
Si dava Il caso che durante l'omelia, per la posizione. in cui mi trovavo, faceva da sfondo al celebrante l'immagine di Sant'Amato dipinta sulla tavola dorsale del trono vescovi le. Ebbene, del Santo Patrono di Nusco, Tonino sapeva molto di più di qualsiasi fedele: ne aveva trattato con grande rispetto e anche con un po' di orgoglio quando, di concerto con me, aveva cercato di volgarizzare, per renderli accessibili a tutti, anche ai non addetti ai lavori, gli esiti di una ricognizione scientifica delle reliquie del Santo. Del resto sono tutte frutto della sua passione per la fotografia le illustrazioni che accompagnano il libro, poi pubblicato a ricordo dell' evento.
Durante l'approfondimento di quello studio, Tonino si era mostrato abbastanza interessato, non solo da studioso della natura umana, ma anche come un qualsiasi fedele di Sant’ Amato; era ben manifesto che anche lui avvertiva il dovere di far conoscere meglio quel lontano concittadino, punto di riferimento continuo e vanto della comunità locale nel corso dei secoli.
Tonino era una persona fornita di un'acuta intelligenza, vocata in particolare allo studio delle scienze esatte, vale a dire della fisica e della chimica, della matematica e della tecnologia; amava anche l'arte, sapeva suonare il piano e si dilettava a fotografare; riusciva a padroneggiare ogni attività in cui si cimentava! Quando veniva investito di qualche problema in una di quelle materie, non esitava ad approfondire gli aspetti ed a diventarne perfettamente consapevole, fino ad essere in grado di spiegarli in termini semplici e comprensibili; cioè, per dirla in breve, a dame una lezione.
Era anche un uomo buono, onesto, generoso, che non parlava mai male dei limiti o dei difetti del prossimo, tollerante e rispettoso delle opinioni degli altri, amato non solo dai familiari e dagli amici, ma anche dagli ex allievi che in lui continuavano a vedere il maestro a cui rivolgersi per la soluzione di determinate questioni scientifiche a lui più congeniali.
Per fare degli esempi, non si rifiutava mai di risolvere qualche problema. di computer o di dare consigli in materia sanitaria, due campi in cui si muoveva a suo perfetto agio. Per tutti coloro che si rivolgevano a lui, indipendentemente dal grado di amicizia, di conoscenza o di condizione sociale, non c'era mai un rifiuto per una spiegazione, un consiglio o addirittura un proprio intervento diretto e risolutore.
Per questi motivi, non si esita a dire, come tutti fanno. a Nusco nel coro generale, che quella di Tonino è stata davvero una grande perdita e che ha lasciato un grande rimpianto.
Tonino avrebbe potuto scrivere molto, ma non era ambizioso, né un vanitoso fino al punto di manifestare le sue conoscenze o il suo pensiero e, quindi, di provare un certo godimento nel vedere la propria firma. Ad ogni modo, non dispiace far rilevare che egli è stato uno degli ideatori, con Giuseppe luliano e Michele Pastore, di un interessante catalogo storico-fotografico, ben commentato, sulla gente e sui paesaggi nuscani del secolo passato, pubblicato in occasione del IX Centenario della morte .di Sant' Amato (Nusco: La piccola Città, 1893-1993, a cura del Comitato IX Centenario, Napoli, 1993). Ha lasciato, inoltre, alcuni scritti (da me sollecitati quasi con insistenza) che meritano di essere ricordati in questa sede:
1) Aspetti naturalistici' della Valle d'Ansanto ("Civiltà altirpina", a. IV, fasc. 4, Luglio-Agosto 1979, pp. 27-29);
2) Appunti sulla natura dei terremoti ("Civiltà Altirpina",. aa. V-VI. Settembre 1980-0ttobre 1981, pp. 41-50);
3) Per un'ulteriore spiegazione in La ricognizione delle reliquie di Sant' Amato, Vescovo e Patrono di Nusco e dell' Arcidiocesi, a cura di G. PASSARO, Materdomini, 2006, pp. 111-120.
Per tutte queste considerazioni, ma in particolare per l'ultimo scritto citato, in me si è fissata un'idea strettamente legata a quella dell'immagine di Sant' Amato prima ricordata: durante il rito funebre, essa sembrava che stesse ad osservare sia l'assemblea dei fedeli che il feretro. Pertanto, poiché non è da escludere che Il Santo Patrono abbia avuto pure modo di apprezzare il contributo offerto da Tonino per un rilancio della propria conoscenza nella comunità nuscana dei nostri giorni, probabilmente non mancherà di tenere in considerazione la sua vita di uomo giusto e di spendere qualche parola per lui.
Gennaro Passaro
mercoledì 5 novembre 2008
UN BINARIO PARALLELO
Percorrevo quella salita mozzafiato per raggiungerti e lasciare fuori, con un gesto, il pungente freddo nuscano: iniziava così uno spettacolo del pensiero e un confronto leale tra amici sinceri. Ascoltavo in silenzio e ti incontravo per la prima volta, conformando le mie idee alle tue, assimilando gesti e parole che, a mia e tua insaputa, avrebbero strutturato la mia giovane esistenza. Non ero la sola, l’intera classe ti seguiva con sorprendente silenzio. Ti cercavamo anche nella ricreazione, per parlare con te o per gustare le immancabili discussioni tra colleghi…perché ti piaceva provocare l’intelligenza.
Ti dicevo spesso che eri nato “fuori tempo”, che eri sprecato in mezzo a noi e nella tua amata terra. Ti immaginavo nei grandi salotti culturali, tra le meravigliose personalità degli inizi del ‘900. Accoglievi sempre sorridendo la mia esplosione di stima e lasciavi che il tempo e l’esperienza cambiassero il mio modo di pensare.
La tua è sempre stata una cultura aperta al confronto, alle vibrazioni dell’anima, agli spiriti liberi. Non mi hai mai imposto il tuo pensiero, né hai permesso che trovassi in te certezze; ti consideravi semplicemente uomo tra gli uomini e al mio bisogno di comprendere rispondevi spesso con una domanda, spostando l’obiettivo su me stessa.
Mi sentivo a mezz’aria quando parlavo con te, mi sembrava di percorrere un binario parallelo al resto del mondo, sul quale mi conducevi spesso, per insegnarmi ad essere esigente con me stessa e a non percorrere un cammino di doppiezza.
Non tolleravi la superficialità, eppure non la giudicavi, anche quando era sfacciatamente presente.
Con l’entusiasmo di un bambino ti affacciavi a nuove passioni ed anche se in quelle profondamente immerso, permettevi a chiunque di bussare alla tua porta donando il tuo prezioso tempo.
Il tuo passaggio nella mia vita resta un mistero, la tua esistenza un concentrato di meraviglie, la tua dipartita una realtà che non comprendo, la tua stretta di mano un empatico incontro.
Ora lo sai, percorriamo ancora lo stesso binario: a quel binario ho solo dato il nome.
Ti voglio bene.
Ester
Brani...
E , almeno per ora, non riesco a focalizzare su particolari episodi, anche a causa del loro enorme numero.
http://www.youtube.com/watch?
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Massimo Fortunato
martedì 4 novembre 2008
” Tattalino fin quando non guarisci col braccio non mi pagherai il fitto del salone “
Io rimasi senza parole!
Lo dissi a Peppino Futusso.
Ora che Tonino non c’è più, il salone si è impoverito senza la sua presenza.
Caro Tonino ti debbo ringraziare, perché quando sostavi davanti al salone con la tua intelligenza, mi davi tanti buoni consigli.
Sicuramente ci incontreremo in paradiso e là continuerai a darci buoni consigli.
Ciao Tonì ……………. cosi come ti chiamavo………..
Il tuo Amico Tattalino
“Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato, in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l’albero, o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là. Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purché si cambi qualche cosa da ciò che era prima in qualcos’altro che porti poi la nostra impronta. La differenza tra l’uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere, sta nel tocco, diceva. Quello che sega il fieno poteva anche non esserci stato, sul quel prato; ma il vero giardiniere vi resterà per tutta una vita”.
Da ‘Fahrenheit 451’ di Ray Bradbury
lunedì 3 novembre 2008
"Se una cosa ti pare troppo facile, allora è probabile ca nun hè capitu..."
Alfonso
domenica 2 novembre 2008
"Un sogno che divenne realtà"
Dal giornale del PD di Nusco del 26\10\08:
Purtroppo quest’anno la scomparsa di concittadini stimati e benvoluti ha reso più “povera” Nusco. Li vogliamo ricordare tutti. Dalla tesi di laurea di Vittorio Vigilante abbiamo estratto la parte riguardante Tonino Ebreo, recentemente scomparso, la cui “generosa genialità” permise a dei giovani nuscani di realizzare un sogno. A fine 1976, infatti, anche Nusco ebbe la sua “Radio libera"
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Un sogno che divenne realtà - di Vittorio Vigilante
"Estate 1976. Roma, Stazione Termini. Paradossalmente, è proprio l’attesa dell’arrivo di un treno, per l’ennesima volta in ritardo, a dare inizio a questa storia. In questi casi, per niente rari, l’unica cosa da fare per gli impotenti viaggiatori è scegliere come occupare quell’inutile spreco di tempo: alcuni fumano una sigaretta, altri ne approfittano per mangiare, altri ancora scelgono di acquistare un giornale. E’ quest’ultimo il caso del nostro protagonista, uno studente vicino alla maggiore età sulla strada del ritorno a casa… A richiamare la sua attenzione nei pressi di un’edicola è la copertina di “Muzak”, rivista musicale molto nota in quegli anni. E la musica è proprio la sua passione, come quella di tanti altri ragazzi di oggi, che con ogni probabilità si dilettano a ricercarla, ad ascoltarla o magari anche a suonarla. Il titolo presente sulla copertina rende immediato l’acquisto della rivista. Il suo contenuto potrà svelargli i segreti di un mondo nuovo, immenso, libero, un sogno finalmente realizzabile per lui e i suoi amici. Ne hanno discusso a lungo, ma per loro è rimasto qualcosa di impenetrabile, inavvicinabile: le “radio libere”. Dopo un’attenta lettura, entusiasta per la facilità con cui è possibile ora realizzare questo grande progetto, Enrico non aspetta altro che spiegare il tutto ai suoi amici. L’articolo, infatti, elenca i mezzi necessari per creare una stazione radiofonica e mette in evidenza l’iter burocratico di registrazione per poter successivamente trasmettere. La notizia crea una eccitazione particolare all’interno del gruppo. Ora, il sogno è più vicino, concreto, realizzabile. Nonostante la loro giovane età, i ragazzi analizzano con lucidità il progetto, informandosi dettagliatamente sui costi delle varie apparecchiature di trasmissione. E’ questo un percorso necessario, considerate le loro esigue capacità economiche. Hanno voglia di trasmettere questi giovani, hanno voglia di libertà. Sentono la radio vicina, realizzabile, l’unico mezzo in grado di “parlare” ai giovani. Perché la radio è come una comunità largamente immaginata, ma non per questo meno reale, aperta a tutti, inclusiva, senza barriere. La radio è il luogo dove una identità viene confermata e costantemente aggiornata. “L’identità che è in ballo può essere la musica, una certa musica, ma anche culturale e politica. Può essere geografica, etnica o linguistica, dialettale, l’importante è che quella specifica emittente sia percepita come uno dei luoghi dell’arcipelago su cui insiste tale identità.” Ecco la definizione di McLuhan della radio come “tamburo tribale” richiamo della comunità… A questo punto, subentra un altro personaggio fondamentale ai fini della realizzazione di questo progetto: il dott. Antonio Ebreo, da sempre esperto ed appassionato di valvole, trasformatori e apparecchiature di trasmissione. E’ da lui che i ragazzi si recano per reperire l’impianto di trasmissione di cui hanno bisogno e per conoscerne il costo effettivo. Il dottore li mette al corrente dell’elevato costo dei dispositivi necessari, ma propone loro, altresì, una alternativa: l’acquisto separato dei singoli componenti in un magazzino dell’usato presso Forcella, vicino a Napoli. Il dottore promette così ai ragazzi che, se riusciranno a trovare tutte le parti necessarie, egli costruirà e assemblerà per loro un circuito di trasmissione, ovvero il trasmettitore, pezzo indispensabile per le radiotrasmissioni. Necessitando di un fondo comune iniziale da cui prelevare i soldi necessari, i ragazzi decidono di dare l’appellativo di “socio fondatore” della radio a coloro che contribuiscano con una quota di partecipazione del valore di 10.000 lire. Nove di loro aderiscono all’iniziativa assumendo tale titolo: Enrico Marino, Roberto Ebreo, Gaetano Prudente, Alberto Fumagallo, Gianfranco Pippia, Antonio Del Sordo, Emilio Pepe, Mario Tuozzolo e Michele Delli Gatti. QQQQQQQQuesto non preclude altre eventuali collaborazioni: infatti, altri componenti, privi di disponibilità economica, contribuiscono in egual modo al progetto. L’appellativo, in fin dei conti, è solo formale, molti di più sono i reali fondatori. Inoltre, non sarà mai redatto uno statuto o un atto costitutivo della radio, anche perché l’articolo della rivista “Muzak” chiariva che chiunque volesse aprire una radio non era tenuto a denunciarne l’esistenza all’ente predisposto alla registrazione delle radio, l’ESCOPOST, ma bisognava soltanto dichiarare alla prefettura della provincia di appartenenza i possessori del trasmettitore e la frequenza sulla quale si effettuavano le trasmissioni…Il dottor Ebreo ha preparato una lista degli elementi necessari ai ragazzi, i quali, frugando tra i rottami e le cianfrusaglie nel grande magazzino dell’usato di Forcella, con un po’ di fortuna, riescono a trovare tutti i pezzi di cui hanno bisogno. Adesso bisogna soltanto consegnare i vari elementi nelle mani esperte del dottore “Scartabellando riviste di radiantismo, trovai su “Circolo elettronica” degli schemi elettrici di trasmettitori di potenza non elevata, diciamo intorno ai 7-10 watt. In effetti, essendo l’ambiente allora piuttosto libero e avendo Nusco una posizione privilegiata per radiotrasmettere, con una buona antenna, situata in modo opportuno e in una zona ottimale, sarebbe stato possibile trasmettere anche per parecchi chilometri di distanza con soli 7-10 watt di potenza. L’essenziale era non trasmettere nella banda occupata dai ripetitori RAI”. Le frequenze in FM (modulazione di frequenza) che vanno dagli 88 ai 100 Mhz sono tutte saldamente occupate dal servizio pubblico, così il dottor Ebreo sceglie di assegnare le trasmissioni di Radio Club Nusco alla frequenza di 102.00 Mhz… (v.v.)
Un pensiero
Sto provando a mettere a fuoco un ricordo, un’immagine che non sia l’ultima che ho di te.
Andando a ritroso, mi ritrovo nello studio della casa di Nusco, tu davanti al pc che studi un libro di informatica, in inglese. Mi chiedi di aiutarti a tradurre un pezzo ma sei più bravo di me, perché di molti termini tecnici non conosco il corrispettivo in italiano.
E’ un modo che trovasti per fare qualcosa insieme, per aiutarmi a rompere quel leggero velo di imbarazzo che provavo nello stare insieme ad un parente così vicino e così lontano, conosciuto troppo poco. Ma affascinante e in molte cose molto simile a mio padre.
Ho sempre provato per te una forte stima e un affetto che sono sempre andati al di là delle convenzioni sociali della parentela. Con un grande senso di orgoglio dicevo di essere tua nipote a chi ti conosceva e in modo onesto ti appellava “genio!”.
Non è mia intenzione scrivere un post malinconico, tutt’altro. Volevo solo condividere questo pensiero con tutte le persone che ti hanno amato e che passano di qui, alla ricerca di pezzi di te.
Ciao zio!
Claudia
martedì 28 ottobre 2008
...da quello che leggo nei ricordi dei tuoi amici e da quello che io stessa ricordo, il filo conduttore della tua vita è sempre stata la musica, che tu sia stato il primo ad installare in irpinia la prima radio libera (radio antenna 3) o il primo radioamatore a costruire da solo un "lineare" per la tua stazione che spopolava alla fine degli anni 70 (andromeda), c'è sempre stato un pianoforte a far da sottofondo alla tua vita, perchè tu stesso eri musica
Ricordo tutto di te…
Il tuo aspetto simpaticamente trasandato, la tua inflessione fortemente nuscana, la tua grande simpatia, la tua sconfinata cultura, il tuo amore per la musica, per la fotografia, per l’informatica, ma soprattutto, la tua inquietante umiltà.
Sono fiero di essere stato “il tuo amico del cuore” e aver condiviso con te gran parte della mia vita.
Quest’anno, con la tua scomparsa, ho perduto un secondo fratello.
Ricordo, piacevolmente, ogni nostro momento, ogni problema informatico risolto insieme, ogni fotografia scattata e ritoccata, ogni montaggio video, ogni canzone suanata e cantata al pianoforte, ogni sigaretta fumata, ogni attimo vissuto in quella stanza gelida che tu simpaticamente chiamavi “cammaronu”.
Come rimpiango quei momenti, ho nostalgia delle nostre risate, delle nostre uscite , delle nostre discussioni, delle nostre confidenze, mi manca terribilmente tutto di te.
Grazie per l’amicizia sincera che mi hai donato, grazie per la tua grande onestà d’animo, grazie per avermi aiutato a diventare migliore...
Ti sarò sempre grato per questo e ti terrò sempre nel cuore.
Gerardo
lunedì 27 ottobre 2008
Dal forum "Saxetum" - Montella per Tonino Ebreo
Chi ha avuto l'occasione di essere un suo alunno può ritenersi fortunato.
dal forum "Saxetum" - Montella
P.S. e N.B. IO MI SONO DIPLOMATA nel 1980!!!!
Per Tonino
Ogni persona che incontriamo nel corso della nostra vita ci lascia dentro qualcosa … tu, Tonino, hai lasciato tanto. Ti ho conosciuto che avevo 10 anni, ai miei occhi eri “grande” in tutti i sensi e nutrivo per te un’ammirazione sconfinata. A quei tempi studiavi ingegneria elettronica a Roma, abitavi in via Sicilia, e quando venivi giù per il week-end avevi sempre qualcosa per me, soprattutto 33 giri. Devo a te la mia passione per la buona musica, non quella commerciale, ma quella che è entrata a far parte a degno titolo della storia della musica. Nell’estate del 1968 seguivo le tue esibizioni live in quella specie di sottotetto che era il basket club di via Partenio. Il tuo gruppo si chiamava “the Thomas Sherman’s set”, e la formazione era la seguente: voce Gaetano Castelli, basso Sabino Bellino, batteria Enzo Fedele, sax Salvatore Santaniello e alle tastiere c’eri tu, che li sovrastavi tutti. Mentre tu suonavi, nascevano i primi amori adolescenziali ed io, giovanissima, avevo il permesso di fare tardi perché c’eri tu che, come un fratello, sorvegliavi la “sorellina” più piccola. Sei sempre stato dalla mia parte, mi hai sempre capita, e, spesso, mi hai coccolata. Raramente in te trovavo un ostacolo difficile da sormontare: per me facevi delle piccole eccezioni come lasciarmi guidare la tua macchina ( molto, ma molto spesso) quando ancora non avevo l’età per la patente.
Vedi, Tonino, andandotene via non solo ci hai privati della tua preziosa presenza… ma ci hai privati di un pezzo della nostra storia.
Maria.
domenica 26 ottobre 2008
Memoria
Pensare a Tonino è come ripercorrere un pezzo della propria esistenza, tante e diverse sono le passioni che lui ha condiviso con intere generazioni. Genio della musica, ascoltarlo suonare rannicchiato sul piano, con l’immancabile sigaretta in bocca, era il miglior modo per trascorrere le fredde serate invernali. A lui ci rivolgevamo per svelare incomprensibili sequenze di accordi musicali, suonare con lui ci inorgogliva molto, oltre che arricchire le nostre conoscenze.
Poi venne la fotografia…, ed al buio della camera oscura si discuteva sulle tecniche di ripresa o sulle caratteristiche delle apparecchiature fotografiche. Il suo temperamento rispettoso e “super partes” riusciva sempre a conciliare le posizioni antitetiche, la sua presenza era rassicurante ed ambita.
Un uomo buono, di una intelligenza straordinaria che lo rendeva interlocutore ideale per ogni argomento di conversazione, spaziava dall’informatica alla musica, dalla medicina all’elettronica con cognizione di causa e supporto scientifico, senza mai mostrare presunzione, ma solo grande disponibilità.
Con l’avvento dei computer divenne subito il riferimento per tanti giovani che volevano aprire una finestra su questo nuovo mondo: lui pazientemente curioso ascoltava ogni problema e si prodigava per cercarne la soluzione, che poi puntualmente trovava.
Vedendo la sua foto di anni addietro sul blog mi sono reso conto che non avevo mai pensato a Tonino da giovane, perché per me giovane lo è sempre stato, giovane nell’animo e nella mente, giovane e prematura la sua dipartita, giovane sarà sempre il ricordo di lui.
Ciao Tonì
Antonio R.
ti ho incontrato per la prima volta a casa di Carmine Belvedere, accanto al pianoforte...due amici, due persone “surreali”, magre e allampanate, fuori dal mondo e dal tempo, avanti anni luce per quell’epoca, per quel paese…
Tonino, tu, però, avevi una marcia in più!!
…la tua intelligenza, la tua ironia, la tua spiccata sensibilità, la tua “modernità” mi colpirono e mi affascinarono e, in cuor mio, fui felice che mia sorella si fosse innamorata di te, di un ragazzo semplice, equilibrato, speciale.
Ho trascorso l’estate del ’65, una delle più felici della mia età, a Nusco tra la villa comunale, la “punta del vento”, le stradine del piccolo borgo e le note del “concerto di Varsavia”, suonate al piano da te e dal tuo mitico padre, tra i discorsi sui sogni di noi giovani e le ripetizioni di matematica e di fisica che, per te, erano poesia pura, per me soltanto discipline ostiche ed aride.
Quando, poi, l’amore tra te ed Isa si è consolidato, ho trovato un fratello, quel fratello che non ho avuto e il tuo affetto ha accompagnato gli anni della mia giovinezza.
Quante volte con poche parole asciutte, immediate, incisive hai consolato i miei giovani dolori ed hai condiviso anche le mie gioie ed i miei successi…
Poi, la vita va avanti, spesso travolge tutto: persone, luoghi, allontana, ma solo apparentemente… certamente non cancella i ricordi, il passato, la stima, l’affetto.
Ora sei nelle tue figlie e lì ti potrò incontrare ogni volta che avrò nostalgia di te.
Voglio ricordarti così, con la sigaretta tra le labbra, le dita della mano tra la tempia e lo zigomo come per aiutare lo sguardo a vedere lontano oltre l’apparenza, oltre la normalità del reale…
verso l’infinito…
ti voglio bene
Fiammetta
venerdì 24 ottobre 2008
Dal forum "Saxetum" - Montella su Tonino Ebreo
Professore di Biologia, Chimica ed Astronomia. Personaggio poliedrico, si sollazzava tra l'inforrmatica, la matematica e la fisica che generavano una visione personale della filosofia.
Ha stregato diverse generazioni di alunni con il suo modo carismatico, limpido e leale di comunicare.
Disancorato dal conformismo e dal moralismo da docente, si interrogava come mai Montella dopo aver ospitato per tanti anni un liceo non si era mai emancipato culturalmente, lasciando il dotto alla stregua del villico.
Frase celebre del prof Ebreo sulla filosofia:
"La filosofia è una materia che con la quale o senza la quale si rimane tale e quale"...............
Speriamo di trovare qualche sua foto."
giovedì 23 ottobre 2008
mercoledì 22 ottobre 2008
Un ricordo di un amico
Amato s.
p.s. all'inizio delle lezioni però mi aveva detto anche '' Amà, lassa perdu la matematica tanto nun ci sò speranze, puoi sulu cantà...''.
E' possibile lasciare anche semplici commenti ai post accedendo al blog senza alcuna registrazione.
Tutto il materiale inviato verrà in seguito organizzato in un opuscolo o un libro su questo straordinario uomo ed offerto alla gente di Nusco (ma non solo) quando organizzeremo il nostro vero tributo a Tonino: una serata di musica, della sua musica, tutta per lui....
Ciao "Doc"
Roberto Carbonara