Durante la messa funebre celebrata per rendere omaggio ad una personalità considerata di eccezionale valore da parte di tutta la comunità nuscana, in una chiesa quanto mai gremita, come si può immaginare, il parroco, Don Dino, dopo aver letto e commentato il vangelo del giorno, non poteva non accennare alla sua personale e discreta amicizia che egli aveva avuto con il caro estinto, il Prof. Antonio Ebreo, per tutti "Tonino". Per il celebrante era inevitabile mettere l'accento sulle sue indubbie qualità intellettuali, senza escludere un larvato riferimento alle 'sue convinzioni di pensatore positivista, facendo quindi una netta distinzione tra l'uomo e il fedele. Nessuno degli amici o dei familiari presenti poteva provare meraviglia per quelle affermazioni apparentemente stravaganti; ed io, in particolare, dovevo convenire con le considerazioni espresse, in quanto conoscevo benissimo Tonino sin dall'infanzia ed eravamo molto legati, anche per il fatto di essere stati colleghi per più di un ventennio nel Liceo Scientifico di Montella. Il parroco, in fondo, non potendo parlare del fedele praticante, aveva accennato soltanto alla sincera amicizia e al reciproco rispetto delle proprie idee, alle sue qualità di uomo e di acuto osservatore, sagace e' strenuo difensore delle sue convinzioni, sempre meditate e mai estemporanee.
Anche Don Dino, infatti, durante i suoi incontri occasionali, come spesso capitava anche a me, aveva talvolta affrontato la questione della laicità dell'amico comune, alquanto nota, ma senza scalfire minimamente la corazza della razionalità estrema di cui egli si copriva.
Pertanto, il ricordo di questi aspetti che avevano caratterizzato la vita di Tonino non era fuori posto o infondato. Eppure, qualcosa mi spingeva a ritenere che c'era il bisogno di aggiungere qualcosa e di spiegare anche ciò che non appariva del suo mondo spirituale.
In quel momento una forza istintiva mi sollecitava a prendere la parola e a dare una mia doverosa testimonianza; e l'avrei fatto se non ci fossimo trovati in una chiesa e non avessi avuto la piena consapevolezza di non essere capace di svolgere quel ruolo, a. causa della mia natura fortemente emotiva in simili circostanze.
Si dava Il caso che durante l'omelia, per la posizione. in cui mi trovavo, faceva da sfondo al celebrante l'immagine di Sant'Amato dipinta sulla tavola dorsale del trono vescovi le. Ebbene, del Santo Patrono di Nusco, Tonino sapeva molto di più di qualsiasi fedele: ne aveva trattato con grande rispetto e anche con un po' di orgoglio quando, di concerto con me, aveva cercato di volgarizzare, per renderli accessibili a tutti, anche ai non addetti ai lavori, gli esiti di una ricognizione scientifica delle reliquie del Santo. Del resto sono tutte frutto della sua passione per la fotografia le illustrazioni che accompagnano il libro, poi pubblicato a ricordo dell' evento.
Durante l'approfondimento di quello studio, Tonino si era mostrato abbastanza interessato, non solo da studioso della natura umana, ma anche come un qualsiasi fedele di Sant’ Amato; era ben manifesto che anche lui avvertiva il dovere di far conoscere meglio quel lontano concittadino, punto di riferimento continuo e vanto della comunità locale nel corso dei secoli.
Tonino era una persona fornita di un'acuta intelligenza, vocata in particolare allo studio delle scienze esatte, vale a dire della fisica e della chimica, della matematica e della tecnologia; amava anche l'arte, sapeva suonare il piano e si dilettava a fotografare; riusciva a padroneggiare ogni attività in cui si cimentava! Quando veniva investito di qualche problema in una di quelle materie, non esitava ad approfondire gli aspetti ed a diventarne perfettamente consapevole, fino ad essere in grado di spiegarli in termini semplici e comprensibili; cioè, per dirla in breve, a dame una lezione.
Era anche un uomo buono, onesto, generoso, che non parlava mai male dei limiti o dei difetti del prossimo, tollerante e rispettoso delle opinioni degli altri, amato non solo dai familiari e dagli amici, ma anche dagli ex allievi che in lui continuavano a vedere il maestro a cui rivolgersi per la soluzione di determinate questioni scientifiche a lui più congeniali.
Per fare degli esempi, non si rifiutava mai di risolvere qualche problema. di computer o di dare consigli in materia sanitaria, due campi in cui si muoveva a suo perfetto agio. Per tutti coloro che si rivolgevano a lui, indipendentemente dal grado di amicizia, di conoscenza o di condizione sociale, non c'era mai un rifiuto per una spiegazione, un consiglio o addirittura un proprio intervento diretto e risolutore.
Per questi motivi, non si esita a dire, come tutti fanno. a Nusco nel coro generale, che quella di Tonino è stata davvero una grande perdita e che ha lasciato un grande rimpianto.
Tonino avrebbe potuto scrivere molto, ma non era ambizioso, né un vanitoso fino al punto di manifestare le sue conoscenze o il suo pensiero e, quindi, di provare un certo godimento nel vedere la propria firma. Ad ogni modo, non dispiace far rilevare che egli è stato uno degli ideatori, con Giuseppe luliano e Michele Pastore, di un interessante catalogo storico-fotografico, ben commentato, sulla gente e sui paesaggi nuscani del secolo passato, pubblicato in occasione del IX Centenario della morte .di Sant' Amato (Nusco: La piccola Città, 1893-1993, a cura del Comitato IX Centenario, Napoli, 1993). Ha lasciato, inoltre, alcuni scritti (da me sollecitati quasi con insistenza) che meritano di essere ricordati in questa sede:
1) Aspetti naturalistici' della Valle d'Ansanto ("Civiltà altirpina", a. IV, fasc. 4, Luglio-Agosto 1979, pp. 27-29);
2) Appunti sulla natura dei terremoti ("Civiltà Altirpina",. aa. V-VI. Settembre 1980-0ttobre 1981, pp. 41-50);
3) Per un'ulteriore spiegazione in La ricognizione delle reliquie di Sant' Amato, Vescovo e Patrono di Nusco e dell' Arcidiocesi, a cura di G. PASSARO, Materdomini, 2006, pp. 111-120.
Per tutte queste considerazioni, ma in particolare per l'ultimo scritto citato, in me si è fissata un'idea strettamente legata a quella dell'immagine di Sant' Amato prima ricordata: durante il rito funebre, essa sembrava che stesse ad osservare sia l'assemblea dei fedeli che il feretro. Pertanto, poiché non è da escludere che Il Santo Patrono abbia avuto pure modo di apprezzare il contributo offerto da Tonino per un rilancio della propria conoscenza nella comunità nuscana dei nostri giorni, probabilmente non mancherà di tenere in considerazione la sua vita di uomo giusto e di spendere qualche parola per lui.
Gennaro Passaro
Nessun commento:
Posta un commento