Fine novembre 2005, freddo mattutino a Nusco.
Eccessivo per me napoletano di nascita, altirpino per lavoro.
L’incontro è casuale.
Conoscevo già il papà di Chicca dai suoi racconti, traboccanti di adorazione.
Scienziato, musicista, professore, pensatore libero, di nobili ascendenze.
Il suo fugace saluto mi delude.
Torno altre volte a Nusco.
Buonasera professore.
Ciao Lucia’, sibilato tra labbra strette sulla sigaretta davanti al monitor nel camerone.
Silenzi imbarazzati, frasi di circostanza e soggezione.
L’orecchio che ruba qualche swing.
Un giorno, uscendo dalla stanza, i nostri sguardi si incrociano: “Lucia’ … io mi chiamo Tonino”.
Da allora un profluvio di lampi intuitivi, sottintesi svelati dal gesto, confronti anche duri, arguzie divertenti, spunti mai banali.
Troppo poco il tempo passato insieme.
Ma ho imparato molto da come ha affrontato il suo destino.
La sua commovente spiritualità laica mi ha segnato per sempre.
Come quel tocco gentile e signorile, il giorno prima di partire.
I suoi pensieri oltre confine sfidano la tirannia del corpo caduco.
E vincono.
Luciano
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